Centocinquantuno chilometri di asfalto, 94 miglia. Una striscia nera che entra nella foresta, la taglia in due, abbatte alberi, brucia il verde, rade al suolo piante e cespugli, mette in fuga animali e uomini, smuove montagne di terra, devia i corsi dei fiumi, prosciuga le sorgenti sotterranee, asseta i villaggi. Uno scenario apocalittico che un rapporto pubblicato da Estado de São Paulo descrive in modo efficace. Che mette in allarme, per l'ennesima volta, le associazioni ambientaliste brasiliane e mobilita almeno tre intere tribù indigene dell'Amazzonia: Nukini, Jaminawa e Popyanawa.
Il governo di Jair Bolsonaro prosegue nei suoi piani "esplorativi" sul grande polmone del mondo e in nome di "un progresso che porterà sviluppo sostenibile nella regione" approva la nuova arteria "transoceanica". Una diramazione della BR-364, l'autostrada che per 2.100 miglia collega San Paolo allo stato di Acre, nord-ovest, per unire la cittadina di Cruzeiro do Sul con Pucallpa, in Perù. Un nuovo asse che legherà i due paesi attraverso la foresta amazzonica per aprire la strada delle merci verso la costa del paese andino e dai suoi porti raggiungere il ricco mercato asiatico. E' la nuova viva brasiliana alla Cina. Un modo molto più rapido per aumentare lo scambio commerciale, piuttosto che risalire fino al Canale di Panama o, peggio, doppiare a sud il Capo di Buona Speranza.
I sostenitori del progetto affermano che ne trarrà vantaggi anche l'economia della regione, destinata a diventare un vero hub dell'import-export. "Questo progetto", ha detto Mara Rocha, membro del Congresso di centro-destra dello Stato di Acre, "non distruggerà la foresta, porterà uno sviluppo importante, rilancerà le relazioni commerciali e culturali con il nostro vicino. La regione si sentiva dimenticata e invisibile al resto del paese. Lasciarla in questo stato sarebbe una grave forma di egoismo che noi abbiamo sconfitto".
Chi si oppone alla "transoceanica" teme invece che possa avere conseguenze catastrofiche per l'ambiente. Un colpo in più alla politica sull'Amazzonia che con il governo Bolsonaro ha anche quest'anno ha registrato il tasso più alto di deforestazione dal 2010.
L'arteria passerebbe al centro del parco naturale de La Serra, considerato dagli esperti una delle regioni più ricche di biodiversità della foresta pluviale. Al suo interno vivono almeno 130 specie di mammiferi e oltre 400 di uccelli, ricorda il Guardian che riprende l'allarme lanciato dagli ecologisti.
I consiglieri legali del ministero dell'Ambiente e dell'ufficio della Presidenza stanno lavorando a una serie di norme per allentare i vincoli protettivi. La situazione preoccupa anche le tre tribù che abitano la zona interessata ai lavori. Luis Puwe Puyanawa, leader indigeno, spiega: "La verità è che nessuno nell'Acre sente la necessità di questa rotta transoceanica. Esiste già una strada che collega il Brasile con il Perú. Ciò di cui abbiamo bisogno è lasciare la foresta in piedi".
Secondo Miguel Scarcello, responsabile di SOS Amazônia, gruppo ambientalista di Rio Branco, capitale dello Stato, ricorda che "questo progetto sembra un ritorno alla dittatura militare", quando i bulldozer attraversavano l'Amazzonia con la scusa di popolare e sviluppare la regione. "E' una visione antiquata che non presta alcuna attenzione alla conservazione". Uno dei guai - forse tra i peggiori - sono le conseguenze che si potrebbero avere sui corsi d'acqua. "La strada", dice ancora Puyanawa, "dovrebbe passare a un chilometro dalle nostre terre dove scorre una tra e più importanti fonti idriche del bacino amazzonico. L'Alto Juruá fornisce tutte le acque che sfociano nel Rio Solimões e poi nel Rio Negro, fino a raggiungere il mare".