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Clima, gli obiettivi dell'Onu possono essere "a portata di mano"

Clima, gli obiettivi dell'Onu possono essere "a portata di mano"
 L'analisi delle temperature e i programmi che sono stati promessi dai diversi Stati potrebbero favorire il raggiungimento del target deciso dalle Nazioni Unite contro il "climate change". Potrebbero ad esempio contenere l'aumento delle temperature mondiali entro il limite dei 2,1 gradi centigradi, contro i 3,5 che erano stati previsti e che avrebbero prodotto impatti disastrosi all'ambiente
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L'analisi, anticipata dalla Bbc, induce ad un certo ottimismo, anche se gli esperti avvertono che essere consapevoli a lungo termine del climate change e operare per ridurne l'impatto deve essere accompagnato da interventi anche a breve termine per la riduzione del CO2. Il gruppo Climate Action Tracker ha esaminato le promesse delle nazioni come Cina e Stati Uniti per il contenimento del cambiamento climatico e ne ha tratto alcune conclusioni che fanno ben sperare. Gli impegni presi, ad esempio, potrebbero contenere l'aumento delle temperature mondiali entro il limite dei 2,1 gradi centigradi, contro i 3,5 che erano stati previsti e che avrebbero prodotto impatti disastrosi all'ambiente.

Per più di un decennio, i ricercatori del Climate Action Tracker hanno sorvegliato gli impegni collettivi di riduzione del Co2 presi dalle nazioni. Dopo il fallimento del vertice di Copenaghen nel 2009, il gruppo aveva stimato che le temperature globali sarebbero aumentate di 3,5 gradi centigradi entro la fine di questo secolo. Ma gli accordi di Parigi del 2015 sul clima hanno avuto, negli ultimi anni, un impatto considerevole, avviando il processo di abbandono dei combustibili fossili e privilegiando fonti energetiche alternative e rinnovabili. A settembre, comunque, i ricercatori, avevano evidenziato che il pianeta, nonostante questi interventi, si stava dirigendo verso un riscaldamento di circa 2,7 gradi centigradi entro il 2100, un dato molto al di sopra dell'obiettivo dei 2 gradi centigradi sancito dagli accordi di Parigi e molto lontano dall'obiettivo di ridurre tale riscaldamento entro l'1,5 gradi centigradi, considerato una soglia, fissata al 2018, per evitare fenomeni distruttivi e irreversibili. La loro nuova "analisi ottimistica" ora suggerisce un aumento di 2,1 gradi centigradi entro il 2100.
 

Allora cosa è veramente cambiato?
Gli ultimi tre mesi hanno visto alcuni sviluppi chiave, sottolineati dai ricercatori. A settembre, il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato alle Nazioni Unite che il suo paese raggiungerà le emissioni nette zero entro il 2060 e che le sue emissioni raggiungeranno il picco prima del 2030. Secondo i ricercatori CAT, ciò potrebbe ridurre il riscaldamento da 0,2 a 0,3° C entro la fine del secolo. Giappone e Corea del Sud hanno entrambi seguito l'esempio , impegnandosi a raggiungere lo zero netto entro il 2050. Anche il Sudafrica e il Canada hanno annunciato i propri obiettivi di zero netto.
L'altro cambiamento considerato significativo è l'elezione di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti. Il tema del cambiamento climatico, spiegano i ricercatori, è una parte importante della sua agenda. Ha promesso di portare gli Stati Uniti a zero emissioni entro il 2050. Questa mossa ridurrebbe le temperature globali di 0,1° C entro il 2100. "Ora abbiamo circa il 50% delle emissioni globali prodotte da grandi paesi che si sono invece posti l'obiettivo di arrivare a zero emissioni entro la metà del secolo", ha affermato Bill Hare di Climate Analytics, che ha partecipato all'analisi fatta dal Climate Action Tracker. "Quando aggiungi tutto questo, insieme a quello che stanno facendo un intero gruppo di altri paesi, sposti il quadrante della temperatura da circa 2,7° C a quasi due gradi".

Potenziali difficoltà
I ricercatori CAT affermano di aver adottato un approccio abbastanza conservativo, ma riconoscono che la loro analisi ottimistica comporta alcuni importanti avvertimenti. Il problema più grande è che i piani a breve termine per ridurre il CO2 entro il 2030 non sono all'altezza del compito. "I paesi non hanno ancora adeguato le loro azioni a breve termine raggiungere questo obiettivo che si deve muovere all'interno e con estrema determinazione nel percorso a lungo termine", ha detto Niklas Höhne, del NewClimate Institute, che lavora anche sul Climate Action Tracker. "Gli obiettivi a lungo termine sono più facili, ma sono lontani. Le azioni a breve termine stanno accadendo proprio ora e influenzano i cittadini, influenzano gli elettori. Ed è per questo che ciò è molto più difficile", ha spiegato.

I paesi che hanno firmato l'accordo di Parigi dovrebbero presentare nuovi piani di riduzione del CO2 per il 2030 entro la fine di quest'anno. Si prevede che molti lo faranno, compresi il Regno Unito e l'Unione europea. Ma ci sono diversi paesi che sono ancora riluttanti a fissare obiettivi e molte nazioni più povere stanno ancora cercando di investire nel carbone. "Ci sono paesi che rimangono ancora cattivi protagonisti, tra cui Arabia Saudita, Brasile, Australia, Russia e pochi altri", ha detto Bill Hare.