Essere sostenibile equivale a trovare il giusto compromesso fra istanze, necessità e desideri che caratterizzano l’esistenza di qualsiasi attività umana: dalla famiglia, alla società alle industrie. Ma l’elaborazione di un concetto così ampio spesso inciampa su un’eccessiva verticalizzazione: la sostenibilità non è un concetto esclusivamente ambientale, sulla falsariga teatrale di Greta, né esclusivamente finanziario o societario, come spesso accade nelle grandi aziende. In realtà la sostenibilità è un grande compromesso che interseca società, finanza e tecnologia in maniera adattativa, dipendentemente dall’ ambito nel quale essa viene perseguita.
Il punto di partenza deve essere la consapevolezza che “ogni azione ha una conseguenza”, in qualsiasi campo: nella finanza, nell’industria, nella scienza, nella società.Saremo sostenibili solo quando saremo consapevoli, a 360 gradi, di cosa voglia dire trovare l’equilibrio fra azioni contrastanti ma necessarie. Facciamo degli esempi: se smettessimo qualsiasi tipo di produzione industriale diventeremmo al 100% sostenibili dal punto di vista ambientale ma 0% sostenibili dal punto di vista finanziario (non ci sarebbe lavoro, produzione, mercato etc). Oppure: se decidessimo si mandare tutti in pensione a 50 anni il work-life balance della società diventerebbe fantastico ma il sistema previdenziale sarebbe insostenibile. Addirittura se in uno scenario fantascientifico l’umanità debellasse tutte le malattie allungando a dismisura la longevità ci ritroveremmo a fare i conti con una sovra-popolazione globale insostenibile (e alla fine ci estingueremmo tutti). E proprio in questo periodo di pandemia vediamo quanto sia drammatico il compromesso fra la sostenibilità economica (tenere tutto aperto) e la salute (chiudere tutto).
Conoscere il principio di azione e reazione è fondamentale per capire che qualsiasi azione, anche la più benevola, ha un rovescio della medaglia, cioè un costo. Ecco perché serve trovare il giusto compromesso in tutte le azioni umane. Nessuna azione ha costo zero, ma fermare tutto per non avere costi creerebbe danni superiori a quelli delle azioni stesse. Occorre quindi bilanciare e cercare di mitigare le conseguenze delle nostre azioni in maniera da ottenere il miglior risultato possibile col costo più basso possibile. Ognuno di noi cerca di fare così per la propria famiglia, ma come società globale facciamo fatica a comportarci altrettanto saggiamente.
La realtà è che Homo Sapiensnon potrà mai generare un sistema completamente sostenibile.Da quando abbiamo cominciato a sviluppare il nostro ingegno per elevarci a specie dominante, da quando cioè abbiamo deciso di non adattarci alla natura ma di adattare la natura a noi,abbiamo iniziato a progredire. Il progresso è un’azione che caratterizza esclusivamente Homo Sapiens e anche le sue conseguenze sono esclusivamente nostra responsabilità. Quello che oggi chiamiamo Sostenibilità altro non è che il “costo del progresso”, cioè la somma delle conseguenze dellenostre azioni, accumulate dal primo manufatto di Homo Sapiens, datato 16000 anni fa, ad oggi. Da allora abbiamo costantemente migliorato la nostra esistenza con le nostre scoperte e le nostre tecnologie, tutte volte ad aumentare le nostre prestazioni, in qualsiasi settore.
La ruota ha permesso dispostarci più rapidamente e di trasportare grandi carichi,la stampa ha reso la nostra memoria permanente, l’elettricità ha portato l’energia ovunque.Tutte le tecnologie hanno migliorato le nostre condizioni e allungato la nostra vita. Per millenni il bilancio fra i vantaggi di una tecnologia e i nuovi problemi generati è stato positivo, perché il ritmo dell’innovazione era lento: all’inizio una grande invenzione per millennio, poi una per secolo e via di seguito. Di recente però l’innovazione è diventata molto veloce, non riusciamo più a metabolizzarla e, soprattutto, a prepararci adeguatamente ai cambiamenti che produce. Sono questi i cosiddetti Game Changer che hanno cambiato la storia di Homo Sapiens, anche se spesso sottovalutati. Il mattone, ad esempio, è qualcosa di semplice che noi diamo per scontato, eppure è stato una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche di Sapiens: ha consentito di costruire case, forni,muraglioni di contenimento, ponti, strade, fortificazioni. L’umile mattone ha allungato la vita di Sapiens, grazie alla protezione dalle intemperie e alla maggior sicurezza, ha consentito di muoversi agevolmente grazie alle scale e alle strade, di produrre massivamente i cibi e di dare il via alla manifattura su grande scala dei metalli mediante i forni, altro che internet!
La sequenza storica dei game changer dell’umanità descrive perfettamente il consolidamento della supremazia di Sapiens sulle altre specie. Purtroppo tutta questa tecnologia ha anche permesso guerre più efficaci, occupazione dei suoli, cambiamenti orografici, antropizzazione massiccia, sfruttamento sempre più serrato delle risorse, sino ad arrivare ad oggi: l’epoca in cui a luglio di ogni anno Sapiens comincia a consumare le risorse naturali dell’anno successivo, proprio come facciamo col debito economico!
Il progresso ha generato i problemi in modo progressivo e ce ne siamo accorti solo quando sono diventatimolto, troppo evidenti. Ma le origini di questi problemi sono remote, e la loro interconnessione ancora poco studiate. Vediamo solo la punta di un iceberg: l’indice di sviluppo umano così diverso da paese a paese, paesi debitori e i paesi creditori non solo dal punto di vista economico ma anche da quello ambientale, dividendi demografici inspiegabili, riscaldamento globalee perdita della biodiversità. E cominciano ad emergere i conflitti fra urbanizzazione e diritto alle opportunità, antropizzazione delle terre emerse, sovrapopolazione e salute del Pianeta, alfabetizzazione e diritti, reddito e salute.
Cosa serve per migliorare la consapevolezza collettiva che ogni azione ha una conseguenza? E cosa serve per comprendere questicomplessi problemi in cui locale e globale perdono di significato perché il Pianeta è uno per tutti e gli epocali flussi migratori seguono la geografia delle disuguaglianze creata dal progresso stesso?
Probabilmente una risposta non esiste. Sapiens non abdicherà mai al suo ruolo di specie dominante e continuerà a progredire. Se lo farà in maniera scriteriata pregiudicherà il futuro. D’altronde se decidesse di smettere di progredire pregiudicherebbe ugualmente il suo futuro. Può aiutare rivedere cosa è successo sino ad oggi, analizzare il ritmo del progresso e i suoi costi,comprendere gli elementi essenziali di quel compromesso fra istanze, necessità e speranze che sono parte della natura di Sapiens. Certamente serve un grande investimento in cultura, storia e scienza, cosa che ha sempre caratterizzato i rari momenti storici in cui l’umanità è stata dominatrice illuminata e non solo predatrice.
(Roberto Cingolani, fisico, è oggi responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo)
SAPIENS

Il compromesso del predatore
di Roberto CingolaniIl futuro della sostenibilità. Oggi l’innovazione è velocissima: e i game changer cambiano la storia dell’uomo