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"Carbon tax e bilanci verdi: all’Ue il compito di riorientare la finanza"

Christian Masset, ambasciatore francese a Roma
Christian Masset, ambasciatore francese a Roma
 
L’ambasciatore francese Christian Masset sugli impegni della Francia in vista degli appuntamenti del G20 e Cop26: “Resteremo a fianco dell’Italia”
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Non vuole essere una ricorrenza, ma un’occasione per ribadire una presa d’impegni seria e duratura, quella che scandisce l’arrivo dei cinque anni dalla firma dell’accordo di Parigi. La Francia all’epoca ne fu una protagonista, e oggi si dice intenzionata a rimanere a fianco dell’Italia alla vigilia della prossima presidenza del G20, che ha il compito di rivitalizzare un format opaco, non in grado di rispondere alle urgenze imposte dal cambiamento climatico. “Attenuazione, adattamento e finanziamento – ci dice l’ambasciatore francese a Roma Christian Masset – sono questi i tre pilastri dell’accordo su cui si tratta di lavorare adesso, e l’Ue si sta preparando a presentare il suo progetto”.

Ambasciatore Masset, ci sono margini secondo lei per recuperare i ritardi accumulati?
"L'accordo di Parigi raggiunto nel 2015 è stato senza dubbio un passo fondamentale nella lotta contro i cambiamenti climatici, oltre che un successo diplomatico. Ci vuole un innalzamento del livello di ambizione : le previsioni a nostra disposizione indicano un aumento di più di 3 gradi della temperatura entro il 2100, anziché i 2 (idealmente 1,5), auspicati. La comunità scientifica, con in testa l'Ipcc, continua a mandare segnali di allarme. Abbiamo piena fiducia nella copresidenza italiana della Cop26 e nella presidenza italiana del G20 per dare il necessario impulso a una rinnovata ambizione per il clima. E resteremo sempre a fianco dell’Italia."
 
"L'accordo di Parigi è una bussola" ha detto il Presidente francese Macron. La bussola si usa per non perdersi, ma quali sono oggi i traguardi?
"A metà novembre si è tenuto il “Paris peace forum”, nel corso del quale i nostri dirigenti – c’era anche il presidente del Consiglio Conte - e la società civile hanno individuato le grandi sfide con cui si deve confrontare il mondo odierno, tra cui spiccano le sfide ambientali e climatiche. Il prossimo passo è imminente: il 12 dicembre, anniversario dei cinque anni dall'accordo di Parigi, si terrà un vertice sull'ambizione climatica. Sarà un'opportunità per tutti."
 

Cosa si aspetta dal rientro nell’accordo degli Stati Uniti?
"I recenti risultati delle elezioni americane ci dicono che i nostri alleati torneranno presto al nostro fianco per attuare l'accordo di Parigi. La recente nomina di John Kerry è un segnale forte. Essendone restati fuori, gli Stati Uniti, secondo generatore mondiale di gas a effetto serra, hanno rallentato l’avanzamento delle nostre ambizioni. Oggi, solo una quindicina di Stati hanno fornito contributi per innalzare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Dobbiamo accelerare poiché questi contributi rappresentano solo il 5% delle emissioni al livello mondiale. L'Ue presenterà il suo contributo a dicembre. L’impegno di Joe Biden di fare rientrare gli Stati Uniti è un motivo forte di rimobilitazione internazionale. Potremo sostenere tutti insieme dinamiche di transizione che andranno nella stessa direzione."

L’impegno della Cina a ridurre le emissioni in modo consistente è sicuramente un segnale positivo, ma non le sembra che i sistemi di monitoraggio degli impegni siano troppo fragili?
"A tale proposito, i recenti annunci non solo della Cina su un obiettivo di decarbonizzazione ma anche del Giappone e della Corea del Sud sono segnali politici positivi. Speriamo anche che questo abbia un effetto trainante su altri grandi generatori di emissioni. Una volta che saranno raggiunti, gli impegni politici dovranno essere seguiti da azioni concrete. Si porrà quindi rapidamente la questione della solidità del sistema di monitoraggio. Si tratta di uno degli obiettivi cruciali della Cop26, che dovrà chiudere i negoziati sulle modalità di attuazione dell'accordo di Parigi (articolo 6). I negoziatori stanno lavorando e sono molto ottimista sulla capacità collettiva di passare dalle parole ai fatti."

Come si concilia l’esigenza delle economie dei paesi in via di sviluppo di riprendersi a seguito della pandemia con la necessità di imporre una svolta urgente agli impegni per la riduzione delle emissioni?
"La crisi della Covid-19 è in questo momento una sfida per molti paesi, anche per la Francia. Per questo motivo dobbiamo adoperarci per costruire una ripresa che serva da perno per l'azione a favore del clima. A maggio, la Commissione europea ha pubblicato un piano di ripresa globale per l'Ue. Il Green Deal europeo stabilisce una nuova strategia di crescita per l'Ue, che si basa su un duplice approccio: stimolare le economie e creare posti di lavoro accelerando la transizione verde. Il governo francese ha inoltre presentato a settembre un piano di rilancio (France Relance) che fa della transizione ecologica una leva strategica per la ripresa economica. Dei 100 miliardi di euro del piano, 30 miliardi saranno interamente destinati alla transizione ecologica nel 2021 e nel 2022. Accelerando la trasformazione di tutti i settori e sostenendo le tecnologie verdi, questo piano ci fa passare all'economia del futuro, decarbonizzata e a basso consumo di risorse. Riorientare la finanza verso obiettivi a favore del clima significa anche adottare politiche pubbliche che vanno nella giusta direzione, come un prezzo minimo per le emissioni di CO2, la cessazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili, la creazione di bilanci verdi, le regolamentazioni favorevoli al clima con la divulgazione di dati finanziari e informazioni sui rischi climatici. Come vedete, la ripresa offre un'opportunità unica di 'ricostruire meglio l'economia' (build back better)."
 
Gli Stati membri dell’Ue sono tutti allineati nell’idea di procedere a una road-map comune per l’ambiente oppure vedremo, come già in altri casi, una riedizione dell’Europa a due velocità?
"L'Unione europea ha dimostrato in questa crisi pandemica la sua capacità di governare collettivamente: sta nascendo un'Europa della salute, in particolare con un acquisto coordinato di vaccini. Per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico, l'Unione è stata la prima potenza a porre l'obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050. È stata una pioniera, svolgendo poi  un ruolo trainante. L'Unione sta ormai discutendo la sua futura legge sul clima che sarà adottata l'11 dicembre, data simbolica alla vigilia dei cinque anni dall’accordo di Parigi e dallo svolgimento del Vertice dell'ambizione. È troppo presto per ipotizzare ciò che verrà annunciato. Ma una cosa è certa: la volontà di essere all'avanguardia contro il cambiamento climatico c’è."

Le giovani generazioni avanzano proposte e chiedono di stringere i tempi. In che modo e attraverso quali canali saranno ascoltate?
"I cittadini in generale, e i giovani in primis, sono sempre più coinvolti nella lotta al cambiamento climatico. Ecco perché l'anno scorso ci siamo impegnati in un esercizio di democrazia partecipativa sul clima a livello nazionale. Creata nell'ottobre 2019, la Convenzione Cittadina per il Clima è un'esperienza senza precedenti. Con la formulazione di 150 proposte, di cui 146 accettate dal presidente Macron, i cittadini sono ormai direttamente coinvolti nella preparazione della legge nazionale. Essenziale rimane ovviamente la creatività dei giovani, la loro visione, il loro impegno nella lotta contro i cambiamenti climatici è di grande ispirazione per tutti noi. Attendo con impazienza la pre-Cop26 organizzata dall'Italia che darà loro la parola. Sono il nostro futuro e dobbiamo costruirlo insieme a loro. Inoltre, a gennaio 2021, la Francia organizzerà una nuova edizione dell’One Planet Summit lanciato nel 2017. Quest'ultimo ha già permesso di creare la 'Facilité 2050', che mobilita nuovi finanziamenti a sostegno dell'elaborazione di strategie a lungo termine per basse emissioni di anidride carbonica e per una crescita sostenibile dei paesi in via di sviluppo. Questo tipo di strumento è indispensabile per consentire a questi paesi di prendere oggi decisioni a lungo termine riguardanti il loro futuro."