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Jane Goodall in difesa delle grandi scimmie in Italia. "Prendiamoci cura dei primati"

(Credits: Jane Goodall Institute Italia)
(Credits: Jane Goodall Institute Italia) 
Con una lettera ai ministeri la richiesta della primatologa perché vengano garantite condizioni adeguate e più controlli. In Italia oggi fra zoo e bioparchi si trovano oltre 50 fra scimpanzé, gorilla e oranghi che devono essere tutelati
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A 86 anni la signora degli scimpanzé, l'etologa che da oltre sessant'anni difende e protegge le scimmie e i primati del mondo, non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia. Jane Goodall, straordinaria scienziata che si batte da oltre mezzo secolo per la conservazione degli animali, continua la sua battaglia anche in Italia. Dopo aver aderito a diverse campagne per la salvaguardia dei primati nel mondo, ora l'antropologa inglese chiede con una lettera da lei firmata e proposta dal Jane Goodall Institute Italia (JGI) di  introdurre criteri minimi per la gestione delle grandi scimmie negli zoo italiani.

La cura dei primati. Per scimmie e primati la dottoressa Goodall chiede un maggiore impegno nella gestione delle strutture in cattività, così come auspica finanziamenti più importanti e suggerisce più attenzione ad esempio per le recinzioni, che devono avere caratteristiche e dimensioni adeguate e anche ambienti idonei per temperatura, ventilazione, illuminazione, riparo dai rumori, così come cure mediche adeguate. E, ancora, chiede agli zoo italiani di impegarsi per "ricreare gruppi che riflettano la situazione in natura, per salvaguardare il benessere fisico e psicologico degli animali e per facilitare comportamenti appropriati alla specie", suggerendo che "un individuo non dovrebbe mai essere isolato dal gruppo, se non per ragioni mediche, così come i piccoli non dovrebbero mai essere separati dalle madri senza un valido motivo".

Tutti dettagli avanzati in una lettera in cui chiede ai dicasteri dell'Ambiente, della Salute, delle Politiche agricole e ai carabinieri del CITES "criteri e requisiti minimi per la gestione in cattività delle Grandi Scimmie Antropomorfe". Per la massima esperta mondiale di scimpanzé, oltre che messaggera di Pace dell'Onu, è infatti necessario integrare l'Allegato 1 (Cura degli animali-benessere-salute-igiene) del Decreto Legislativo 21 marzo 2005 n. 73 sulla custodia degli animali selvatici negli zoo italiani.

Oggi negli zoo d'Italia si trovano oltre 50 esemplari tra scimpanzé, gorilla e oranghi.  Per lo più, in strutture come  il Parco Natura Viva di Bussolengo, il centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica di Monte Adone (BO), il Bioparco di Roma, il Parco Faunistico ZooSafari di Fasano (BR) e altri impianti, si contano soprattutto scimpanzé (49 in totale), ma anche un gorilla e due ornaghi secondo il censimento del Jane Goodall Institute.

Fra gli scimpanzé ci sono cuccioli di appena un anno ma anche esemplari di 52 anni. Buona parte di questi arriva da sequestri (ben 23) effettuati negli anni dalle forze dell'ordine e alcuni animali sono stati poi nel tempo trasferiti altrove o hanno fatto ritorno in Africa, dal Congo sino al Sudafrica.
 
Secondo Jane Goodall è possibile che questi incredibili animali, che condividono con l'essere umano il 98,6% del corredo genetico, in certi casi quando la permanenza in natura è complessa possano essere gestiti in cattività, ma questa gestione deve avvenire alle  "migliori condizioni possibili", in strutture "ben gestite e ben finanziate", con spazi adeguati, personale dedicato e qualificato e cure veterinarie di qualità.

"In un mondo ideale – spiega Jane Goodall – tutti gli animali, comprese le grandi scimmie, vivrebbero in libertà nella natura, lontani da interferenze umane. Ma la triste realtà è che questa libertà è ormai confinata nei parchi nazionali, dove comunque, ancora, le grandi antropomorfe non sono del tutto al sicuro dai bracconieri".

Per la signora degli scimpanzé "nei buoni zoo, gli animali possono svolgere un ruolo importante nell'educazione del grande pubblico. Molte persone mi hanno raccontato che guardare negli occhi uno scimpanzé, un gorilla, un orangotango – o qualsiasi altro essere senziente – è un'esperienza che cambia la vita. Perché c'è l'immediata consapevolezza di essere in presenza di una creatura pensante, sensibile. La stragrande maggioranza delle persone non avrà mai l'opportunità di vivere qualcosa di simile in natura: uno zoo davvero buono può essere un'alternativa per imparare a rispettare e, quindi, a tutelare".

Una particolare attenzione è poi necessaria anche nel rapporto con il pubblico e le scimmie dovrebbero "poter sempre scegliere di sottrarsi alla vista dei visitatori e non dovrebbero mai interagire o entrare in contatto fisico con le persone", si legge nella nota.

Infine la dottoressa Goodall, insieme alla biologa Daniela De Donno, presidente del JGI Italia, ricorda inoltre che ogni zoo dovrebbe anche garantire un programma di arricchimento ambientale costante e "impegnarsi nella tutela della specie nel suo habitat naturale" e che è fondamentale l'impegno nelle cure delle grandi scimmie, sensibili a molte malattie umane.
 
Quest'ultimo punto è particolarmente importante in questo periodo di pandemia, dato che rischi di infezione potrebbero essere fatali per gli animali e vista anche la lunga storia di malattie infettive che si sono diffuse dai primati agli esseri umani. Inoltre, proprio in tema di Covid-19, recentemente Jane Goodall si è esposta a più riprese per ricordare come le continue azioni dell'uomo, che non smette di privare il Pianeta della sua biodiversità e degli habitat naturali, contribuiscono sempre di più a far crescere il rischio di zoonosi e di future pandemie.