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Amazzonia, i conti non tornano: ecco le specie sparite

Il pigliaformiche facciabianca (Pithys albifrons) (foto: Francisco Enríquez/NBII Image Gallery via Wikipedia)
Il pigliaformiche facciabianca (Pithys albifrons) (foto: Francisco Enríquez/NBII Image Gallery via Wikipedia) 
Anche nella foresta amazzonica più incontaminata la biodiversità potrebbe essere a rischio: mancano all'appello diverse specie di uccelli, complici i cambiamenti climatici. A rimetterci soprattutto gli uccelli che si cibano di insetti nel suolo e che non hanno una dieta variata
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L'Amazzonia, la foresta pluviale più estesa al mondo, famosa per la straordinaria varietà di specie, è in difficoltà. Oltre a incendi e deforestazione, è proprio la sua proverbiale biodiversità ad essere sempre più a rischio, anche a causa dei cambiamenti climatici. Uno studio dell'Università della Louisiana, infatti, ha appena documentato la sparizione di alcune specie di uccelli in aree incontaminate della foresta, dove apparentemente non ci sono alterazioni dell'ambiente e pertanto non ci si aspetterebbero cambiamenti. Questa perdita di biodiversità deve essere studiata meglio per comprendere gli effetti sugli ecosistemi a livello locale e globale. I risultati sono pubblicati su Ecology Letters.
 
(foto: Philip Stouffer, LSU. Musician Wren)
(foto: Philip Stouffer, LSU. Musician Wren) 

L'Amazzonia, il regno della biodiversità. Nell'Amazzonia vivono milioni di specie animali, anche se non tutte sono state riconosciute e classificate, soprattutto fra gli insetti. La biodiversità delle foreste americane è maggiore di quella delle foreste in Africa e in Asia, e questo rende l'Amazzonia un'area unica per il suo valore biologico. Qui vivono circa 1.300 specie di uccelli, un quinto di tutti gli uccelli esistenti. Il numero di nuovi animali scoperti continua a crescere mentre purtroppo aumenta anche la quantità di specie, note o non ancora scoperte, che si estinguono.
 
Pensando all'Amazzonia ci vengono subito in mente gli incendi che soprattutto in tempi recenti hanno devastato aree molto ampie (ogni anno migliaia di chilometri quadri), con oltre 30 mila focolai attivi nel mese di settembre e la peggiore situazione dell'ultimo decennio. Le fiamme stanno minacciando circa 265 specie già a rischio, secondo i dati del Wwf. Ma anche nelle zone non toccate dai fuochi ci sono dei pericoli per gli animali, stando alla ricerca di oggi.  
 
(foto: Hector Bottai via Wikipedia CC BY-SA 4.0)
(foto: Hector Bottai via Wikipedia CC BY-SA 4.0) 

Un monitoraggio di più di 35 anni. Per capire se e come sta cambiando la fauna – in particolare quella avicola – nelle zone più incontaminate della foresta, i ricercatori hanno monitorato la salute degli uccelli per un periodo di circa 30 anni in diverse aree dell'Amazzonia. A iniziare le analisi, nel 1991, è Philip Stouffer, che ha coordinato anche il lavoro odierno. Lo scienziato ha lavorato in una regione a nord-ovest del Brasile, a nord di Manaus fino al 2016. Già nel 2008 l'esperto ha notato mancavano all'appello diverse specie di uccelli, presenti nei decenni precedenti. Ma l'osservazione non si limita al periodo 1991-2016. Attraverso modelli computazionali, i ricercatori hanno comparato i dati attuali con quelli di indagini precedenti su campioni accumulati all'inizio degli anni '80 del secolo scorso.
 
Un “colpo” anche alle aree più incontaminate. L'analisi, che copre un periodo di oltre 35 anni ed è svolta in 55 diversi punti della foresta, conferma che molte specie risultano “nascoste”: la loro presenza non viene più rilevata. Il risultato non è frutto del caso, commenta Stouffer. “Si tratta di un insieme molto solido di dati – spiega l'autore – raccolti in varie aree e per un lungo periodo”. Gli autori mettono in luce quella che chiamano “un'erosione della biodiversità” in aree in cui non ci si sarebbe atteso di osservare cambiamenti. Il fenomeno potrebbe essere collegato con i cambiamenti climatici. “L'idea è che le cose stanno cambiando”, rimarca Stouffer, “anche nella maggior parte delle aree più intoccate del nostro pianeta, fatto di cui non eravamo nemmeno a conoscenza. E questo indica che dobbiamo prestare maggiore attenzione”.

Le specie più colpite. Gli uccelli più a rischio, secondo gli autori, sono quelli che vivono in prossimità del suolo e si cibano soprattutto di insetti nascosti sotto le foglie. Fra le specie intaccate, a partire dagli anni '80, c'è ad esempio il Myrmornis torquata (o “formicario alifasciate”), un piccolo uccello simile a un passero, insieme al Musician wren (“scricciolo canoro” o “uirapuru”) noto per il canto melodioso molto strutturato, di cui alcune melodie presentano la complessità di quelle di Bach.
 
Gli uccelli più resilienti.
A reggere il colpo, invece, è ad esempio il White-plumed Antbird – in italiano dal nome spiritoso “pigliaformiche facciabianca” – un uccello simile a un passero con piume rosso-marroni, ali nere e una testa bianca con una sorta di maschera sporgente, sempre di colore bianco. La chiave del suo successo potrebbe trovarsi proprio nella diversa strategia che usa per alimentarsi e nella maggiore varietà di insetti di cui si nutre. Lo stesso vale per gli uccelli che si cibano anche di frutta, che sono al contrario aumentati. Il risultato suggerisce che gli uccelli con una dieta più ampia e diversificata sono anche più resilienti rispetto a cambiamenti esterni, inclusi quelli climatici, che possono minacciarli.