La pandemia cambierà il mondo dell'energia come mai era avvenuto in precedenza. Prima dell'ingresso sulla scena mondiale del Covid-19, gli esperti erano concordi nel sostenere che sarebbe stato il secolo del gas. Il quale avrebbe accompagnato le rinnovabili verso la green economy. Da qui in avanti non sarà più così: il "nuovo re" incontrastato del settore sarà il fotovoltaico. Il tutto mentre a perdere peso, fino a uscire di scena, sarà il carbone, con il petrolio che continuerà il suo declino. Tra gli idrocarburi, resisterà solo il gas, anche se confinato al ruolo di "ancella" delle rinnovabili. Ma tutto questo sarà possibile solo se ci saranno forti investimenti nelle reti, visto che il futuro del mondo - dalla produzione ai trasporti - sarà dominato dall'elettricità.
A sostenerlo è l'Aie, l'Agenzia internazionale per l'energia nel suo ultimo documento appena pubblicato. I suoi detrattori non potranno più sostenere che l'ente con sede a Parigi sia ancora troppo "filo" idrocarburi. Del resto, c'è da capirlo: l'organizzazione internazionale, nata da una costola dell'Ocse, ha visto la luce all'indomani della grande crisi petrolifera del 1974. Quando la mancanza di greggio in Europa arrivò a livelli tali che in Italia si organizzarono alcune domeniche "a piedi".
Ma dopo il Covid e il crollo del Pil a livello mondiale (-4,4% a livello globale, -5,8% nelle economia avanzate) anche la visione dell'Agenzia Internazionale per l'energia è cambiata. Nel prossimo decennio, per l'80% della nuova domanda sarà coperta dalle rinnovabili. L'energia prodotta dal sole conquista "il centro della scena", grazie agli incentivi che ne hanno sostenuto la crescita nella prima fase e i progressi della tecnologia che anno favorito il crollo dei prezzi dei pannelli.
A una condizione: che si ci siano "solidi investimenti nelle reti elettriche". In buona sostanza, l'Agenzia ricorda che le rinnovabili sono molto diffuse nel territorio: senza una rete elettrica adeguata e rafforzata, soprattutto nelle aree metropolitane dove sarà maggiore il consumo della mobilità elettrica, il sistema potrebbe non tenere.
Di sicuro, la pandemia ha accelerato la decadenza di carbone e petrolio. L'Aie sostiene che la domanda di carbone non tornerà mai a livelli pre-covid e già al 2040 il suo peso nella produzione di energia a livello mondiale scenderà sotto il 20% già entro il 2040. Soprattutto in Asia a sostituirlo sarà il gas. Mentre il petrolio, scrivono gli analisti dell'Agenzia, rimarrà "vulnerabile alle maggiori incertezze economiche derivanti dalla pandemia. Il direttore esecutivo dell'Aie Fatih Birol è stato drastico: "L'era della crescita della domanda mondiale di petrolio finirà nel prossimo decennio".
Birol lancia anche un avvertimento ai governi: "Nonostante un calo record del emissioni per l'anno in corso, il mondo è lontano dal fare abbastanza per spingerle verso un trend di declino successivo". Servono, di conseguenza, "azioni decisive per accelerare la transizione verso l'energia pulita e mettere il mondo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi climatici".
In caso contrario, gli obiettivi a cominciare dagli accordi di Parigi Cop 21 non saranno raggiunti. Secondo l'Aie, il traguardo delle emissioni nette pari a zero - fissato per il 2050 - potrebbe essere raggiunto solo se nei prossimi 10 anni ci saranno misure aggiuntive da parte dei governi. Secondo l'Agenzia per ottenere una riduzione delle emissioni di circa il 40% entro il 2030, è necessario che le fonti a basse emissioni forniscano quasi il 75% della produzione globale di elettricità nel 2030, rispetto a meno del 40% nel 2019, e che oltre il 50% delle autovetture vendute in tutto il mondo nel 2030 siano elettriche, in aumento rispetto al 2,5% del 2019.
A sostenerlo è l'Aie, l'Agenzia internazionale per l'energia nel suo ultimo documento appena pubblicato. I suoi detrattori non potranno più sostenere che l'ente con sede a Parigi sia ancora troppo "filo" idrocarburi. Del resto, c'è da capirlo: l'organizzazione internazionale, nata da una costola dell'Ocse, ha visto la luce all'indomani della grande crisi petrolifera del 1974. Quando la mancanza di greggio in Europa arrivò a livelli tali che in Italia si organizzarono alcune domeniche "a piedi".
Ma dopo il Covid e il crollo del Pil a livello mondiale (-4,4% a livello globale, -5,8% nelle economia avanzate) anche la visione dell'Agenzia Internazionale per l'energia è cambiata. Nel prossimo decennio, per l'80% della nuova domanda sarà coperta dalle rinnovabili. L'energia prodotta dal sole conquista "il centro della scena", grazie agli incentivi che ne hanno sostenuto la crescita nella prima fase e i progressi della tecnologia che anno favorito il crollo dei prezzi dei pannelli.
A una condizione: che si ci siano "solidi investimenti nelle reti elettriche". In buona sostanza, l'Agenzia ricorda che le rinnovabili sono molto diffuse nel territorio: senza una rete elettrica adeguata e rafforzata, soprattutto nelle aree metropolitane dove sarà maggiore il consumo della mobilità elettrica, il sistema potrebbe non tenere.
Di sicuro, la pandemia ha accelerato la decadenza di carbone e petrolio. L'Aie sostiene che la domanda di carbone non tornerà mai a livelli pre-covid e già al 2040 il suo peso nella produzione di energia a livello mondiale scenderà sotto il 20% già entro il 2040. Soprattutto in Asia a sostituirlo sarà il gas. Mentre il petrolio, scrivono gli analisti dell'Agenzia, rimarrà "vulnerabile alle maggiori incertezze economiche derivanti dalla pandemia. Il direttore esecutivo dell'Aie Fatih Birol è stato drastico: "L'era della crescita della domanda mondiale di petrolio finirà nel prossimo decennio".
Birol lancia anche un avvertimento ai governi: "Nonostante un calo record del emissioni per l'anno in corso, il mondo è lontano dal fare abbastanza per spingerle verso un trend di declino successivo". Servono, di conseguenza, "azioni decisive per accelerare la transizione verso l'energia pulita e mettere il mondo sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi climatici".
In caso contrario, gli obiettivi a cominciare dagli accordi di Parigi Cop 21 non saranno raggiunti. Secondo l'Aie, il traguardo delle emissioni nette pari a zero - fissato per il 2050 - potrebbe essere raggiunto solo se nei prossimi 10 anni ci saranno misure aggiuntive da parte dei governi. Secondo l'Agenzia per ottenere una riduzione delle emissioni di circa il 40% entro il 2030, è necessario che le fonti a basse emissioni forniscano quasi il 75% della produzione globale di elettricità nel 2030, rispetto a meno del 40% nel 2019, e che oltre il 50% delle autovetture vendute in tutto il mondo nel 2030 siano elettriche, in aumento rispetto al 2,5% del 2019.