

Le carcasse degli elefanti davano l'idea che gli animali fossero morti "cadendo faccia a terra" ha raccontato Niall McCann, direttore della conservazione dell'Ong National Park Rescue. Gli animali sono apparsi deboli, malati, secondo alcune testimonianze "incapaci di cambiare direzione" oppure "camminavano in cerchio prima di accasciarsi a terra", racconta chi li ha visti. Dettagli che fanno pensare a un problema di tipo neurologico che potrebbe essere dovuto a una inspiegabile malattia.

Oggi, sottolineando il mistero sulla morte degli elefanti e precisando che non si può escludere nulla (anche se sembra affievolirsi la pista dei bracconieri), il governo del Botswana ha fatto sapere che sono in corso diversi accertamenti sulla morte degli animali e 275 carcasse di elefanti su 356 casi segnalati sono sotto osservazione.

Campioni di tessuto e di cervello verranno inviati a laboratori in Zimbabwe, Canada e Sudafrica per cercare di saperne di più. Nella quasi totalità dei casi presi in esame gli elefanti morti a terra avevano ancora le zanne, oggetto del desiderio del bracconaggio. In Botswana, Paese che recentemente aveva prima riaperto alle licenze di caccia e poi richiuso per via del Covid-19, vive una popolazione di oltre 130 mila elefanti sui circa 400 mila individui presenti in tutta l'Africa.

"Se vogliamo salvare questi animali capire cosa sta succedendo in Botswana è fondamentale" racconta a Repubblica il conservazionista Davide Bomben. Torinese, bloccato in Italia per il lockdown e pronto a ripartire per l'Africa "appena si potrà", da anni Bomben addestra i ranger anti-bracconaggio delle riserve di Botswana, Sudafrica, Namibia e altri Paesi ed è presidente dell'Associazione Italiana Esperti d'Africa e istruttore capo della Poaching Prevention Academy.
Il Botswana lo conosce molto da vicino. "Sono in contatto con i veterinari che operano sul Delta dell'Okavango e mi dicono che è davvero poco chiaro cosa stia succedendo. All'inizio pensavano all'antrace, ma ora sembra escluso. Al momento non si intravede una soluzione, ma spaventa la velocità con cui muoiono gli elefanti. Ad oggi credo si possano fare tre ipotesi: l'uso di cianuro, quello di un altro veleno utilizzato dai bracconieri, come accadde in Zimbabwe, oppure - e questa al momento è la più probabile - una malattia di cui non siamo a conoscenza".

Bomben racconta che negli ultimi mesi nella zona del Delta è presente una grande quantità d'acqua. Secondo lui è possibile, come già accaduto in passato in Africa, che "sia stato versato del cianuro, solitamente usato nelle miniere. Quando il fiume entra in Botswana dopo un corso molto veloce rallenta: lì gli elefanti, che a differenza di altri animali consumano molta più acqua, potrebbero essersi avvelenati. Ma è solo un ipotesi. Così come potrebbero essere stati usati dei diserbanti come il carbofuran o altri veleni, che solitamente però lasciano le carcasse molto gonfie. In passato i bracconieri hanno usato il veleno per uccidere gli elefanti e prendere l'avorio: in quel caso ne sono stati uccisi 60 ma solo tre furono ritrovati, dato che anche una volta avvelenati questi si spostano. Qui il mistero si infittisce però, perché in Botswana il 70% (degli elefanti morti negli ultimi mesi, ndr) è stato trovato morto vicino a bacini d'acqua".

La caratteristica che più colpisce del terribile destino di questi pachidermi è che "secondo diverse persone sono stati visti camminare in cerchio prima di crollare. Questo fa pensare a qualche problema neurologico. Il problema è che il Botswana non è così attrezzato per riuscire a estrarre campioni di cervello da analizzare, senza contaminarli: serviranno sforzi giganteschi per ottenere indicazioni chiare su quanto avvenuto" spiega il conservazionista.

In Botswana, dove si sta giocando una battaglia fondamentale per la conservazione ma ancora oggi vengono brutalmente uccisi i rinoceronti per il loro corno, l'ondata di elefanti morti preoccupa sempre di più un Paese che basa buona parte del suo Pil sul turismo (il 12%). "In Africa il turismo legato agli animali fornisce lavoro a 6 milioni di persone, tantissime famiglie dipendono da questo. E' importante ottenere risposte chiare su queste morti, sia per agire nel tentativo di curare gli elefanti e sia - se fosse legato al bracconaggio - per smantellare eventuali reti criminali" chiosa Bomben.
"Questa storia ha il potenziale di una crisi sanitaria" sostiene addirittura il dottor McCann del National Park Rescue, precisando che nulla si può escludere "che si tratti di parassiti specifici o persino del Covid-19". La particolarità delle morti riguarda il fatto che, qualunque cosa sia, sembra colpire solo gli elefanti in Botswana. In Namibia per ora non sono stati registrati casi e anche animali che in passato furono trovati morti a causa di avvelenamenti, come iene o avvoltoi, non sembrano essere stati coinvolti.
Quel che è certo è che serve una soluzione immediata per arginare il problema: tra il 2007 e il 2014 il numero di elefanti è crollato di quasi il 30% e una moria del genere, proprio nel Botswana che ospita la maggior parte dei meravigliosi pachidermi africani, potrebbe essere letale per il futuro di questi straordinari mammiferi.