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Indigeni mostrano gli effetti della deforestazione vicino a Humaita, in Brasile
Indigeni mostrano gli effetti della deforestazione vicino a Humaita, in Brasile (reuters)

Amazzonia, chi minaccia il tesoro degli alberi

Le oltre 10 mila specie rare di alberi dell'Amazzonia contano meno di un milione di esemplari, pari allo 0,12 per cento di tutti gli alberi del polmone del mondo. Una ricerca racconta l'emergenza

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L’ultimo aggiornamento parla di poco più di diecimila specie molto rare, di cui la metà potrebbero estinguersi ancora prima di essere scoperte dalla scienza. Sono previsioni matematiche ma con numeri basati su ricerche, monitoraggi sul campo e tutte le collezioni botaniche raccolte nella foresta amazzonica dal 1707 al 2015. Rispetto a quattro anni fa, quando è stato pubblicato il primo catalogo dei quasi 400 miliardi di alberi stimati in Amazzonia, ci sono circa mille specie a rischio in meno ma solo per una questione di nomi sbagliati o errori di valutazione. Se i numeri sono sempre incerti, così non si può dire delle minacce al santuario che conta la maggior biodiversità del pianeta. Da anni incendi e deforestazione hanno ridotto la capacità di assorbimento dell’anidride carbonica presente in atmosfera. Rispetto a prima, ed è questa la notizia migliore, gli scienziati oggi sanno quali sono le varietà arboree più a rischio e dove si trovano. Una mappa in divenire che può garantire sin da subito maggiore efficacia a interventi di conservazione e tutela del bioma amazzonico.

L’ultima check-list delle specie arboree in Amazzonia, coordinata dal Naturalis Biodiversity Center di Leida in Olanda, è solo un tesserino di un lavoro che richiederà anni di studio e a approfondimento. La ricerca pubblicata di recente su Scientific Reports, copre oltre mille posizioni di monitoraggio diverse negli ambienti più disparati della foresta e calcola che le oltre 10mila specie rare di alberi dell'Amazzonia contano meno di 1 milione di esemplari, pari allo 0,12 per cento di tutti gli alberi dell'Amazzonia. Circa la metà di questi specie hanno popolazioni inferiori ai mille individui e sono le candidate numero uno all’estinzione, ancora prima che i biologi possano scoprirle.

Dallo studio emerge anche che oltre metà degli alberi amazzonici appartengono a sole 227 specie cosiddette dominanti. Nella maggior parte dei casi non sono distribuite in modo omogeneo sugli oltre sei milioni di chilometri quadrati di superficie della foresta. Non si tratta, come si potrebbe pensare, di piante comuni. Al contrario: sembra che questa egemonia arborea sia concentra in habitat particolari come le cosiddette zone di transizione, simili a savane, le aree più paludose e gli igapò, quelle porzioni di giungla sempre allagate. L’albero più numeroso, rivela la ricerca a cui hanno partecipato a titolo diverso 120 scienziati di tutto il mondo, è la Euterpe oleracea una specie di palma parente stretta di quella da cui si raccoglie l’ açaí, un frutto dalle proprietà multivitaminiche alla base di integratori alimentari e super-food. In tutto ce ne dovrebbero essere oltre cinque milioni di esemplari ma rimane un dubbio rispetto a questo primato.

Non è ancora chiaro se queste piante siano diventate iperdominanti perché venivano già addomesticate e coltivate dalle popolazioni indigene che abitavano la foresta prima della scoperta dell’America o se siano sempre state così tante ancora prima dell’arrivo dell’uomo. Un'altra teoria sostiene che questa palma e tutte le altre specie dominanti si siano evolute sviluppando una resistenza fuori dal comune a parassiti e a erbivori specializzati. Ma si tratta di ipotesi. Tra le 227 specie di “super-alberi” subito a ridosso della palma viene il Protium altissimum, una piccola pianta da fiore endemica del Sudamerica ma la cui famiglia si estende nelle foreste pluviali del Vietnam seguito dalla Siparuna decipiens, un arbusto le cui foglie erano utilizzate dagli indios come analgesico e presente solo nelle foreste di terra ferma dell’Amazzonia.