
Scienziato conservazionista presso l'Istituto di Scienze della sostenibilità dell'Università di Helsinki, Di Minin da dieci anni collabora con le autorità sudafricane che si battono per la conservazione per sviluppare metodi in grado di arginare il bracconaggio.
La sua ultima idea, sviluppata dal gruppo di ricerca che coordina, è quella di utilizzare uno speciale algoritmo per individuare sui social network le contrattazioni illegali di corno di rinoceronte, zanne di elefanti, specie protette, flora e pelli di animali. Quando lo chiamiamo è in Sudafrica, ha appena presentato il suo lavoro a un gruppo di conservazionisti interessati ad acquisire in futuro il suo strumento. "Sono cresciuto in Africa, ho studiato in Italia (a Parma, ndr), in Inghilterra e in Finlandia con lo scopo di dare una mano alla conservazione e tutelare la biodiversità - spiega a Repubblica il ricercatore italiano - e con lo sviluppo delle nuove tecnologie ci siamo accorti da tempo che il traffico di avorio, corna e animali selvatici si sta spostando sempre più sui social. Ogni giorno, ancor più che nei mercati tradizionali come quelli asiatici, le contrattazioni ad esempio di corno di rinoceronte avvengono su gruppi Facebook aperti o chiusi, su Twitter, Instagram, Flickr oppure sulle piattaforme cinesi come Weibo o QQ".
·L'AI SULLE TRACCE DEI BRACCONIERI
Il volume degli scambi è talmente ampio che, senza esperti che lo monitorino costantemente, la capacità di fermare questo commercio è "fortemente limitata. Non ci sono né persone né risorse economiche sufficienti. Ecco perché abbiamo pensato all'intelligenza artificiale". L'idea è quella, già nata come racconta l'articolo pubblicato sulla rivista Conservation Biology, di utilizzare un algoritmo ora in fase di sviluppo in grado di intercettare queste comunicazioni, uno strumento che se fornito "a polizia postale o autorità competenti può individuare le tracce della contrattazione".
·L'AVORIO SU TWITTER
Di Minin fa un esempio. "In una settimana su Twitter c'è un flusso di circa 100mila tweet legati al corno di rinoceronte. Questi spesso rimandano ad altri link, con un totale di 200mila fra post e informazioni relative a possibili traffici illegali, ma molti di questi non riguardano nello specifico reali contrattazioni. Il nostro algoritmo filtra le informazioni che non ci interessano, individua immagini, parole chiave, componenti di testo fino a ridurre a 5000 il numero di informazioni rilevanti da analizzare: e lì si può scovare davvero una vendita di corno o derivati".
Elefanti e pangolini: nuove specie a rischio
Sono state 62 le nuove proposte, presentate nel corso della Cites in Sudafrica, per cercare di mettere un freno al commercio illegale di quasi 500 specie animali. In lista compaiono ora anche elefanti, pangolini, squali, razze e pappagalli: per alcuni (ghepardo, si tratta di una conferma, per altri scatta l'allerta. "Un punto di svolta per gli animali selvatici più a rischio del pianeta", ha detto John Scanlon, segretario generale della Cites. LEGGI L'ARTICOLO
Nelle indagini un vataggio del genere può essere decisivo per "bloccare il traffico". L'algoritmo automatico può perfino suggerire se e dove sono state scattate le foto, oppure individuare preziosi dettagli: "Ad esempio analizzando un filmato su YouTube con uccelli canori in sottofondo questo strumento può stabilirne la specie e da lì aiutarci a capire se e come saranno venduti".
·I FILTRI DI INSTAGRAM
Dalle prime analisi effettuate dal suo team di Helsinki "c'è un mondo di persone che utilizza Facebook, addirittura in gruppi aperti e accessibili a chiunque, che si mette d'accordo per acquistare prodotti animali illegali. Instagram sta cercando di reagire mettendo limitazioni, ma il vero problema rimangono le piattaforme cinesi, come QQ, dove non possiamo accedere e dove si registra un grande numero di scambi".
La questione del traffico di fauna online è una piaga che preoccupa sempre di più: a inizio marzo, ad esempio, 21 compagnie che operano nel settore tecnologico e del commercio hanno firmato la Global Coalition to End Wildlife Trafficking Online con lo scopo di ridurre dell’80% il traffico di specie protette e loro derivati. Nella Savana e nell'Africa rimasta nel cuore di Di Minin il numero di elefanti è crollato del 30% tra il 2007 e il 2014 per via del bracconaggio. I rinoceronti uccisi per i loro corni nel 2017 - più di mille nel solo Sudafrica - cresce rispetto a dieci anni fa.
"E' un problema serio - chiosa l'italiano - che va combattuto con tutti gli strumenti ipotizzabili. Il nostro lavoro ci fa ben sperare, ma dovremo aspettare di vedere gli sviluppi perché per ora siamo fra i primi a fare questo tipo di ricerca. Perché non l'ho portata avanti in Italia? Forse perché il nostro settore in Italia non è molto riconosciuto: ho preferito formarmi all'estero e andare in Paesi che stanziano fondi per queste ricerche mirate ad aiutare realmente la conservazione della biodiversità". E continuare a vedere da vicino lo spettacolo degli elefanti che si abbeverano.