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“Vista mare” con gli occhi di chi lavora. Un docufilm omaggia gli stagionali delle coste venete

L’opera italiana in concorso al Festival di Locarno racconta il dietro le quinte delle vacanze estive sulle nostre spiagge

Elena Grassi
2 minuti di lettura
Le ragazze che scrutano sempre in coppia la spiaggia dalle torrette così come appaiono nel docufilm “Vista mare” 

«I veneti sono gran lavoratori e hanno nel dna la cultura dell’accoglienza turistica e l’orgoglio di fare le cose fatte bene». Lo dicono a parole, e soprattutto per immagini, i registi altoatesini Julia Gutweniger e Florian Kofler, che hanno presentato al Festival del cinema di Locarno (Svizzera), che si chiude sabato, il loro documentario “Vista mare”, unico film italiano in concorso nella sezione “Settimana della critica”.

È un mosaico di scene con protagonisti i lavoratori del sistema vacanze da Lignano a Rimini, con la maggior parte delle riprese realizzate tra Bibione, Caorle, Eraclea e Jesolo.

Il segreto dell’accoglienza

«Abbiamo voluto fare un omaggio a coloro che si adoperano perché la villeggiatura per chi si gode il meritato relax estivo riesca al meglio», spiega Kofler, «dando visibilità anche ai lavoratori dietro le quinte, partendo dal dragaggio delle spiagge in primavera alle selezioni degli animatori, dal controllo serrato e costante della polizia locale a chi pulisce gli alberghi, ma abbiamo ripreso anche le donne che realizzano a mano gli ombrelloni di Jesolo: tutti pensano che magari vengano fatti in Cina e invece dietro ci sono mani artigiane venete».

Le operaie della lavanderia di Eraclea 

La bellezza dell’opera, applauditissima dal pubblico internazionale presente a Locarno, sta proprio nel non aver dimenticato nessuno, svelando anche l’incessante processo delle operaie della mega lavanderia industriale di Eraclea, dove convergono lenzuola e asciugamani dalla gran parte degli alberghi del litorale veneto, ma anche il pilota dell’elicottero che sorvola le spiagge con slogan pubblicitari o la preparazione degli studenti dell’istituto alberghiero “Cornaro” di Jesolo, guidati dalla professoressa Paola Marin, che con solerzia insegna l’accoglienza in reception e in sala degli ospiti nelle strutture ricettive.

Jesolo la regina

«Siamo stati accolti benissimo dai lavoratori che abbiamo filmato», prosegue Gutweniger , «perché finalmente hanno avuto una vetrina per il loro impegno. Spesso quando andiamo in vacanza diamo tutto per scontato, vediamo che i servizi funzionano e non riflettiamo sul mondo che ci gira intorno. Il documentario è stato il frutto del lavoro di due anni, nell’estate 2021 abbiamo fatto i sopralluoghi nelle spiagge e tra febbraio e ottobre 2022 siamo andati a girare. Molte riprese sono state fatte a Jesolo perché abbiamo avuto la possibilità di confezionare bellissime immagini dall’alto dell’hotel del sindaco Christofer De Zotti, che ci ha permesso anche di entrare nella centrale operativa della polizia locale, realizzando la scena in cui il comandante tiene sotto controllo le telecamere di via Bafile e si raccomanda con gli agenti di far rispettare l’ordinanza anti alcol».

Le artigiane che confezionano gli ombrelloni a Jesolo 

Poi ci sono le azioni di salvataggio dei bagnini di Bibione e le donne baywach che scrutano la spiaggia dalle torrette di Jesolo, sempre in coppia, specificità unica del litorale. Uno sguardo attento, partecipe, profondamente inclusivo, ed è tanto più di valore se pensiamo che a posarlo sull’obiettivo sono stati due registi di montagna.

«Però su queste spiagge ho passato tutte le estati della mia infanzia», precisa Kofler, «e poi Jesolo è la località più citata nelle canzoni dell’estate che girano in Austria, Paese dove ora abitiamo, e che ha coprodotto il film per poi distribuirlo nei cinema nazionali».

«Come su Marte»

Un aneddoto su questo docufilm? «La notte che abbiamo fatto le riprese del Random Festival di Jesolo, eravamo così cotti che ci siamo addormentati in spiaggia», svela Gutweniger, «A risvegliarci è stato il camioncino dell’Alisea che ripuliva la spiaggia alla luce del faro, sembrava di essere su Marte. Questa visione surreale ci ha ricordato anche quanti lavorano di notte per farci trovare una spiaggia accogliente anche dopo un mega evento».

Le immagini si susseguono come un flusso di coscienza, senza voce fuori campo, senza didascalie di commento, perché sia il pubblico a dare un significato, provando le stesse intime suggestioni provate dai registi.

«Tutti questi lavoratori sono stati raccontati come un’unica grande famiglia», chiude il regista Kofler, «perché è proprio questo il segreto che fa sentire i vacanzieri in Veneto come se fossero a casa loro».

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