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A Mestre l’augellino belverde nel nuovo allestimento per il teatro Momo

Il regista veneto Spiazzi: «Un grande testo classico di Gozzi su cui abbiamo lavorato nel segno della sperimentazione»

Giuseppe Barbanti
1 minuto di lettura
Un momento del racconto della fiaba dell’augellino belverde di Carlo Gozzi 

La fiaba dell’augellino belverde di Carlo Gozzi, spettacolo di teatro di figura prodotto dal Teatro Stabile del Veneto Teatro Nazionale interamente allestito al Teatro Momo, ha inaugurati nei giorni scorsi (repliche il 29 e il 30 ottobre alle 16) la stagione a Mestre.

«In Italia è quasi impossibile poter provare e allestire uno spettacolo nello stesso spazio in cui si debutterà. Sono molto contento sia di questa opportunità che di essere tornato a dirigere in Italia recuperando un grande classico su cui abbiamo lavorato nel segno di innovazione e sperimentazione», dice il regista veronese Matteo Spiazzi.

Il testo presenta delle peculiarità, ad esempio alterna a scene con personaggi e battute canovacci da drammatizzare: il lavoro è stato rimaneggiato e in parte riscritto con l’obiettivo di assicurarne la comprensione anche agli spettatori più giovani.

«La fiaba dell’augellino belverde scritta originariamente per personaggi con maschere e senza, in questa versione vede una riscrittura per diverse tecniche di teatro di figura», prosegue Spiazzi, «Con burattini e marionette tradizionali interpretiamo i personaggi senza maschera, e impieghiamo, invece, il teatro degli oggetti per dar vita ai caratteri in maschera. Ad esempio la maschera di Tartaglia verrà costruita mettendo insieme più oggetti di diversa provenienza, uno scolapasta, due schiacciapatate, parte di una caffettiera. Questa è una tecnica di manipolazione su cui ha molto lavorato l’Accademia di Praga: nello spettacolo utilizziamo anche il bunraku, tecnica di manipolazione del teatro giapponese»

. L’allestimento rientra nel progetto Teseo, mirato ad un tempo alla formazione e a favorire l’ingresso dei diplomati all’Accademia Carlo Goldoni nell’arte scenica.

«Questo ci ha consentito di lavorare con i tempi adeguati a dotare i giovani interpreti del know how necessario», sottolinea Spiazzi, «Due gli obiettivi: valorizzare l’apporto di tutte le maestranze in vista della riuscita scenica e mettere gli interpreti nelle condizioni di sviluppare autonomamente la propria creatività».

La Compagnia Giovani del Teatro Stabile del Veneto è formata da Meredith Airò Farulla, Riccardo Bucci, Davide Falbo, Chiara Pellegrin, Emilia Piz, Gregorio Righetti, Andrea Sadocco, Daniele Tessaro, cui è stata affiancata l’allieva dell’Accademia di Kiev Sofia Lys. 

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