
A far scattare il blitz della polizia erano state varie segnalazioni arrivate dai residenti che raccontavano di un viavai sospetto verso l’abitazione dove Molla viveva con la moglie e la madre. Nel garage – che in un primo tempo, incalzato dai poliziotti, l’albanese aveva negato di avere in uso – era stato rinvenuto il deposito di droga pronta per essere piazzata agli assuntori. Un carico che era stato nascosto nei due borsoni stipati in garage.
Solo per quanto riguarda la cocaina, si stima che dal quantitativo rinvenuto potessero essere ricavate circa 2.400 dosi. Era stato trovato nelle disponibilità del 38enne anche tutto il kit per il confezionamento e la pesatura dello stupefacente, oltre che un cellulare. Davanti alla giudice per le indagini preliminari Barbara Lancieri per l’udienza di convalida dell’arresto, Molla aveva scelto di stare in silenzio e non fornire alcun elemento sui canali di provenienza del carico di stupefacente, né sulle piazze a cui era destinato.
Nel corso delle indagini, coordinate dalla pubblico ministero Antonia Sartori, la polizia aveva inoltre rinvenuto un’arma nell’armadietto che Molla aveva in uso sul posto di lavoro. Ieri la condanna dell’albanese a 7 anni e 8 mesi di reclusione. Ma la vicenda giudiziaria è lontano dalla conclusione visto che all’orizzonte il difensore di Molla ha già prospettato il ricorso in Corte d’Appello con l’obiettivo di ridurre la pena.
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