Venghino, venghino signore e signori, tre palle un euro, il pupazzo è pronto a farsi colpire. C’è la fila al Luna park della Serie A in questa cattiva domenica, per mirare su Vincenzo Montella, l’allenatore costretto a fare da parafulmine a ciò che si cela dietro al baraccone del tiro a segno: il Milan fatto con i soldi della Banca Cambiali&Improvvisazione.
Sia chiaro, questa non è una difesa d’ufficio di Vincenzo. È solo un recupero della memoria che nel calcio è fin troppo corta. Montella ha le sue colpe ma è lo stesso che un anno fa la Juve l’ha battuta due volte. Pensiamo piuttosto a che vita gli hanno fatto fare fin dall’estate, quando è dovuto andare a casa Donnarumma per convincere i genitori a non far scappare Gigio il portiere prodigio. Era lì, in quel salotto di Castellammare, per riparare anche agli errori del dinamico duo Marco Fassone-Massimo Mirabelli, il gatto e la volpe del Milan cinese. Loro promettevano la fascia da capitano a un 18enne; poi l’han data, senza dirlo al mister, a uno arrivato dalla Juve. E hanno preso come terzo portiere il fratello scarso del primo. Insomma, tutte le mosse contemplate nella pagina tre del manuale del perfetto dirigente dilettante, al capitolo “come si delegittima l’allenatore”.
Per carità, la sagra degli acquisti (troppi e a caso) è stata utile almeno per ricreare entusiasmo. Poi, però, negli scontri diretti, il Milan ha fatto zero punti. E quindi è stato semplice prendersela con Montella che, in questo slalom fra ultimatum e penultimatum, ha dato il peggio con una serie di scuse che neanche Mazzarri. Ora i soldi della qualificazione Champions sono già andati ed è un problema, per il gatto e la volpe rossoneri e per i creditori di casa Milan. Hanno sbagliato i conti, pensavano che fosse facile in un torneo a due velocità dove, dopo undici partite, c’è ancora una squadra a quota zero. Le prime quattro hanno il 40% dei punti contro il 31 della Premier e un poker di bomber rischia di fare più di 30 gol. Immobile se va avanti così arriverà a 48, dodici più dell’Higuain record 2015-2016, più del doppio di Toni e Icardi (2014-2015). Insomma, è la sagra dello squilibrio, solo che i rossoneri sono dalla parte sbagliata. E la vera follia non è solo questo Milan. È tutto quanto
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